I drusba by Zuccoli

I drusba by Zuccoli

autore:Zuccoli
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-07-17T00:00:00+00:00


X.

Il Rettore, Paolo Storbini, quando gli annunziarono la visita di Marcello Drusba, si levò premurosamente da dietro la scrivania e si mosse, dicendo:

− Venga, venga!

Ebbe tempo a far pochi passi nel suo studio che già l'uscio s'apriva e Marcello Drusba comparve, tendendogli la mano.

Paolo Storbini lo serrò tra le braccia.

− Sei irriconoscibile! − disse, accompagnandolo a sedere. − Sei un uomo forte, bello, importante.

Marcello rise.

− Hai già i baffi! Oh quanto mi fa piacere di rivederti! Io non credo a nessuna gratitudine; e tanto meno alla gratitudine di chi impara per chi insegna. Ma stavolta m'hai dato una smentita, caro mio. E non ho che a ringraziartene. Sei a Roma? Ti trattieni per le vacanze?

− Sono a Roma, di passaggio. Vado a Napoli, e di là nelle Puglie, dove mi aspetta una famiglia amica.

Marcello s'interruppe; guardò il volto color d'avorio del suo maestro, e soggiunse con voce mutata:

− Si ricorda, professore, del giorno in cui mi sono licenziato da lei, perchè avevo finito. Ciò che mi disse?

− Ti ho detto di agguerrirti contro la vita, di non credere che il domani sia sempre lieto e sicuro.

− Mi parlò delle molte amarezze che mi attendevano e delle infinite delusioni.

− Dico questo a tutti. È sempre meglio esagerare! − osservò il Rettore con un sorriso.

− Allora, se lo dice a tutti, aggiunga qualche cosa, per essere più giusto e veritiero, − consigliò Marcello Drusba, sorridendo egli pure, ma con un'ombra di malinconia. − Dica che la prima delle delusioni la troveremo in noi stessi: che ci accorgeremo di non essere ciò che credevamo; e di essere, naturalmente, assai peggio di quanto credevamo.

− Tu hai da lagnarti di te stesso? − interrogò sorpreso Paolo Storbini. − Ma mi dicono che a Modena sono entusiasti di te.

− Certo, farò una bella carriera, − convenne Marcello. − Studio molto e non manco d'intelligenza. Se la vita non fosse che questo, la professione e lo studio, non avrei che da lodarmi di me stesso. Ma lei sa che la vita è altra cosa.

Fece una pausa, per riprendere gaiamente:

− Volevo scriverle e raccomandarle il mio piccolo giardino. Poi Modena, l'Università, mille pensieri…. Volevo dirle di incaricarne Carlo Rossetti. C'è ancora il Rossetti? Fa sempre bene?

Paolo Storbini rise e accarezzò una mano che Marcello teneva sul ginocchio.

− Ah! ah! − disse trionfalmente. − E tu credi che c'è bisogno di scrivere questo al tuo Rettore? Ma io ho chiamato subito il Rossetti, gli ho fatto la consegna dei rosai e l'ho istruito come si deve. Sì, è un bravo ragazzo il Rossetti. Se non ci fossero ragazzi come te e come lui, ci sarebbe da disperare del mondo, perchè la gioventù che ci viene affidata, e peggio, le famiglie che ce l'affidano… Basta, non occorre dir di più! Andiamo a vedere il giardino, vuoi?…

Uscirono, scesero le scale, s'avviarono al giardino di cui si sentiva già l'aria più fresca e odorosa nel corridoio che vi conduceva.

− Insomma, − continuò il Rettore, volgendosi a Marcello, che lo seguiva, − tutto questo tempo te la sei passata bene?

− Tra mille dubbii, − rispose Marcello.



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